Memorie di un vissuto recente, mostra di Doina Botez. Presentazioni di Carla Mazzoni e Giuseppe Rippa
Memorie di un vissuto recente, mostra di Doina Botez. Presentazioni di Carla Mazzoni e Giuseppe Rippa
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Presso il Palazzo Santa Chiara (piazza S. Chiara, 14) a Roma, venerdì 13 dicembre 2019 alle ore 17.30, si terrà il vernissage della mostra di Doina Botez Memorie di un vissuto recente promossa dal Centro Studi Arte Contemporanea Preferiti e dalla Nuova Associazione Amici di Quaderni Radicali. La mostra è curata da Carla Mazzoni e Giuseppe Rippa.
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Doina Botez, l’artista, la donna
di Carla Mazzoni
E’ difficile parlare dell’artista Doina Botez senza parlare della Doina Botez donna. Troppo presente nella sua produzione artistica l’impronta indelebile che negli anni vissuti a Bucarest, sua città natale, ha impresso in lei, nel suo animo, il terribile statista Ceausescu con il suo regime poliziesco e tirannico.
Per anni Doina Botez ha attivato un meccanismo per cui, dietro immagini fiabesche di illustrazioni per libri d’infanzia o di cartoni animati, celava le ansie, i turbamenti e le vicissitudini che era costretta a subire quotidianamente in Romania nel tentativo di esprimere liberamente la sua Arte grafica e pittorica.
In questa mostra romana a Palazzo Santa Chiara, l’artista presenta un dipinto ad olio-acrilico e alcune raffinatissime tecniche miste su carta, inoltre alcuni acquarelli del 1988 eseguiti per illustrare il libro per bambini Intimplari de Pe strada mea della poetessa rumena Ana Blandiana, mai esposti fino ad ora. Queste illustrazioni a suo tempo, quando il libro fu pubblicato in Romania, procurarono a lei e alla poetessa un’ammonizione da parte dell’organo preposto al controllo della Stampa ed il divieto per il futuro ad illustrare libri. Il libro fu ovviamente censurato e immediatamente ritirato dalle librerie.
Come è noto, ogni artista, per propria ineludibile vocazione, trasfonde nel fare artistico tutto l’archivio di emozioni, esperienze e sentimenti occultati nel suo profondo, ma Doina Botez artista, per esprimersi in un paese regimentato, ha dovuto trasformare e mascherare – con grande ironia, fantasia e perizia – in insetti, animali e uccelli, i personaggi e gli eventi che quotidianamente l’angustiavano.
Quando, di recente, l’artista è stata invitata a partecipare ad un’importante mostra a Lisbona, A Viagem do Riniceronte, in un senso liberatorio – una vera metamorfosi – sono nate le opere, da lei dedicate come omaggio al grande drammaturgo rumeno-francese Eugène Ionesco e alla sua famosa opera Il Rinoceronte, un’opera solitamente interpretata come allusione ai totalitarismi, comunismo, fascismo e nazismo. Ionesco diceva di vedersi attorniato da “rinoceronti” in un mondo che si uniformava e si condannava all’anti-umanità.
Per Doina la realizzazione delle Metamorfosi è stato „un lavoro doloroso d’introspezione e di memorie dormienti” come lei stessa confessa. Al centro di questi lavori l’artista pone sempre e comunque l’Uomo quale protagonista assoluto dell’immagine. L’Uomo è presente con il suo carico di dolore e di speranza, sia che appaia schiacciato dal peso dell’esistenza o ripiegato sotto la fragilità del suo io, sia che si lasci andare ad attimi di ebbrezza o si abbandoni a sogni e speranze.
Osservando Incubo, il dipinto appartenente al nuovo ciclo chiamato Ombre, presente in questa mostra, possiamo percepire gli inquieti sentimenti che dai sepolcri dell’anima dell’artista sono affiorati e si sono concretizzati nell’ immagine. In questo dipinto la sofferenza stravolge il volto in trasformazione dell’uomo e la bocca è spalancata in un urlo silenzioso ma assordante. Non è un quadro di grandi dimensioni, ma s’impone con potenza d’immagine come un grande quadro di richiamo anacronistico. L’artista ne ha voluto mitigare il dramma arricchendo la parte inferiore dell’opera con tanti piccoli segni, tracciati a pastello, di delicati celesti e gialli e accentuando la morbidezza della mano in primo piano, che con gesto di abbandono copre il volto del dormiente.
Sono di estrema raffinatezza le Tecniche miste anch’esse del ciclo Metamorfosi. Le matite sembrano aver appena sfiorato il foglio nel tracciare velocemente il disegno, mentre chiazze di delicata colorazione, scontornate, libere nella superficie del foglio – a volte sembrano quasi galleggiare sull’immagine – creano un’atmosfera del tutto particolare e personale.
Gli Acquarelli, vera chicca dell’esposizione, oggi esposti per la prima volta, hanno la fantasia e il potere che hanno le fiabe, incantano, divertono, e come le fiabe trasmettono ben oltre la narrazione ed il visibile. Sono un mosaico di piccoli quadri con scene ricche di fantasia, movimento, suggestioni e sorprese, opere che allineate insieme concorrono a comporre un vivacissimo teatrino dietro il quale Doina Botez ha saputo abilmente mascherare ombre e personaggi oscuri. Oggi che il flusso del tempo ha dissipato le ombre restano per sempre in queste deliziose piccole opere d’arte la fantasia e l’abilità dell’artista.
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La libertà contro l’oblio della rassegnazione
di Giuseppe Rippa
Memorie di un vissuto recente muove su due piani che inevitabilmente si incrociano. Al centro la libertà e la sua limitazione morale, intellettuale, sociale, politica, che nasce dalla costrizione dittatoriale ma anche dalla rassegnazione e dalla assuefazione delle persone al ricatto, alla violenza delle tendenze autoritarie contro cui l’uomo comune non trova le energie e la forza di contrapporsi ma contro cui ad un certo punto decide di opporsi per sottrarsi all’oblio della rassegnazione.
Le illustrazioni di un libretto di poesie per bambini, che Doina Botez realizza per la poetessa rumena Ana Blandiana a fine anni ottanta, sono un sintesi, deliziosa e limpida, di coraggio e fermezza con cui l’artista, nella profondità della propria vocazione di autonomia e di reazione alle costrizioni, coglie la purezza della favola per inserire i segni di un dissenso fermo e non riducibile, inserendo figure nascoste e invasive che nell’immagine di animali, persone, oggetti, fotografano l’oppressiva minaccia di un regime totalitario.
Questa sua “provocazione” verrà messa all’indice dal regime di Ceausescu, non le sarà più permesso di illustrare altro…
L’altro piano è proposto nei quadri che si collegano alla rinocentite che Eugène Ionesco, nel suo teatro dell’assurdo, descrive come la metamorfosi, apparentemente surreale, in cui le persone sono trasformate fino al cedimento di fronte ai modelli autoritari e totalitari.
„Sono anni che mi sento stanco…! Faccio un tale sforzo a trascinare in giro la mia carcassa”. E poco dopo: „Ho sempre l’impressione che il mio corpo sia di piombo… come se portassi un altro sulle spalle. Non riesco ad aver coscienza di me stesso… non so nemmeno se sono proprio io”. Così il drammaturgo fa parlare uno dei suoi personaggi, preda di una paralisi da rassegnazione.
Bene, Doina Botez rende omaggio a Ionescu, che si sentiva oppresso da individui divenuti rinoceronti, con opere che raccontano una sorta di rottura di questa sofferenza. È un’ansia la sua di libertà e di lotta per realizzarla che non si ferma davanti ad una pressione ossessiva e disumanizzante.
La memoria, come ci ricordava Sciascia, da coltivare per definire un impegno civile che si sottrae alla passività e alimenta la speranza e la volontà di far emerge i valori civili e umani a cui ancorare il proprio futuro…
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Doina Botez descrive la mostra
„Memorie di un vissuto recente è una mostra nata un po’ per caso – scrive Doina Botez -, un po’ voluta ulteriormente, come un rigurgito di un vulcano, che troppo mugugnava dentro di me da tanto tempo, reduce di un’autocensura ormai abitudinaria dei tempi bui del regime comunista.
Avendo ricevuto l’invito per una mostra sul rinoceronte a Lisbona – prosegue l’artista -, ho subito pensato al drammaturgo rumeno-francese, Eugène Ionesco e alla sua opera teatrale Il Rinoceronte – opera conosciuta come la metafora per eccellenza del conformismo e della dittatura, fino all’alienazione totale e all’ingresso nella irresponsabilità collettiva, cui gli individui sono sottoposti nelle società moderne.
La rinocerontite, la metamorfosi dell’uomo, è l’immagine che mi ha più toccato. Così è nato questo ciclo di quadri omaggio al padre del teatro dell’assurdo. Creare queste opere è stato un lavoro doloroso, d’introspezione e di memorie dormienti.
L’esposizione comprende alcune tecniche miste su carta, un olio-acrilico su tela nonché delle illustrazioni per le poesie di un libro per bambini, “…..”, della poetessa rumena Ana Blandiana del 1988, mai esposte fino ad ora, dove la personalità prepotente e dispotica del gatto Arpagic, accresce ogni giorno di più. Sua immagine è stata subito interpretata come la metafora del dittatore Ceausescu.
Il libro fu censurato e ritirato immediatamente dalle librerie. La poetessa ed io siamo state ammonite. Io non ho avuto più il permesso di illustrare libri…”.
Doina Botez biografia
Nata a Bucarest nel 1951 consegue la laurea in Belle Arti nel 1975, con la borsa di merito „Ion Andreescu” vinta nel 1974, presso l’Istituto Universitario „Nicolae Grigorescu” di Bucarest. Si dedica all’illustrazione dei libri, soprattutto per bambini, oltre alla pittura e alla grafica, e diventa anche scenografa della casa cinematografica rumena di cartoni animati Animafilm.
Fin dal 1974 partecipa alle esposizioni collettive organizzate dall’Ordine degli Artisti di Romania. Nel 1984 le viene conferita una borsa di studio, in Italia, nel quadro dell’accordo culturale italo-rumeno. Riesce ad esprimere, nella sua opera, anche alcuni aspetti tragici della dittatura, fino alle ammonizioni per le illustrazioni dei versi della poetessa dissidente Ana Blandiana.
In seguito le autorità comuniste interdicono sua qualsiasi attività professionale nel campo dell’illustrazione di libri. Questo è il momento cruciale che determina la sua decisione di lasciare il Paese natio.
Nel mese di novembre del ’89, un solo mese prima della caduta del regime comunista, parte per l’Italia. Dal 1989 vive e lavora a Roma, si dedica esclusivamente all’attività di pittura e grafica (al suo attivo 33 mostre personali) e nel 2004 diventa cittadina italiana.
Nel gennaio 1996, su invito del Governo Rumeno, in occasione della mostra „Monumenta Romaniae Vaticana„, esegue un’interpretazione della „Madonna Rumena” quale dono a Sua Santità Giovanni Paolo II.
Nel 2000 realizza l’opera monumentale raffigurante un baccanale con personaggi e simboli tipici del corteo dionisiaco, dipinto che orna una delle cupole delle grotte d’invecchiamento ed affinamento della cantina d’arte della casa vinicola Mastroberardino.
Nel 2009, per la mostra personale “Nosce te ipsum”, nella Sala delle Colonne di Castel Sant’Angelo in Roma, riceve il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.
Nel 2013 Skira Editore ha pubblicato l’album monografico “Doina Botez, Il corpo dell’immagine, opere 1989 -2013” a cura di Flaminio Gualdoni.
Gala „100 pentru centenar” Bucuresti 2018
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Joi, 29 noiembrie 2018, în atmosfera încărcată de frumusețe și istorie a Ateneului Român, un simbol al culturii și identității românești, Ministerul pentru Românii de Pretutindeni organizează sub înaltul patronaj al doamnei prim-ministru Viorica Dăncilă, Gala „100 pentru Centenar”.
Acest proiect dedicat păstrării și promovării ideii de apartenență la identitatea românească este cu atât mai important cu cât, în anul 2018, acțiunile MRP se concentrează asupra marcării Centenarului Marii Uniri, prin evidențierea importanței pe care elitele, asociațiile și organizațiile românilor de pretutindeni o au în păstrarea și promovarea identității lingvistice, culturale și spirituale românești. Evenimentul închide seria celor zece gale care au avut loc în afara granițelor țării, în state cu semnificative comunități românești: Italia, Spania, Portugalia, Franța, Belgia, Marea Britanie, Germania, Grecia, Israel și SUA.
Cu prilejul Galei, va fi lansată și Enciclopedia Românilor de Pretutindeni, un demers al MRP, materializat prin expertiza Institutului pentru Științe Politice și Relații Internaționale „Ion I.C. Brătianu” al Academiei Române. Enciclopedia adună la un loc cele mai relevante date și informații despre comunitățile de români de pe toate meridianele lumii și prezintă români care prin activitatea lor aduc cinste și onoare țării.
Cento anni, la Romania si racconta. Al WEGIL di Roma 2018
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Cento anni, la Romania si racconta. Al WEGIL di Roma
Grande evento culturale a Roma per la celebrazione del centenario della nascita della Romania (1918-20) in un’importante iniziativa che ha avuto anche lo scopo di testimoniare l’adesione di questo grande stato all’Unione Europea e all’ONU. Scadenza che la Romania ha celebrato in tutte le capitali del mondo con iniziative atte alla valorizzazione degli scambi culturali e commerciali.
Stato giovane quello della Romania ma che, come tutti sanno dal nome che porta, ha origini molto lontane, costituito da un crogiolo di razze prevalentemente carpato-danubiano che non ha eguali al mondo: iranica saematica, germanica, turco-tatara, ugrica, latina, slava, ebraica, armena, greca, rom ecc. con residui di lingue: magiaro, siculo, csango, sassone, svevo, turco, il cui ruolo predominante della religione Ortodossa è di importanza vitale.
Stato che fondava le sue radici già quarant’anni prima della data sopra indicata per la celebrazione, dal riconoscimento russo dell’indipendenza avuto dopo una sanguinosissima guerra contro i turchi.
Una popolazione che sentimentalmente ci reputa gemelli dal tempo dei Romani e non solo per il nome. Si è detto tutto questo per sottolineare quanto sia grande per noi italiani questa scadenza, per l’Europa e per il mondo intero, specie per quei stati che si riconoscono nell’ONU che tanto si prodigano per la solidarietà e l’unità dei popoli in uno spirito di pace e tolleranza.
Quella romana ha avuto nell’imponente edificio di epoca razionalista dell’architetto Mario Moretti una variegata esposizione che andava da una sintesi del percorso storico della Romania nei grandi pannelli del famoso storico e medico Prof. Ratiu Emil a quello di attività economiche industriali, compreso una doverosa ampia sezione dedicata alla religione ortodossa per il fondamentale ruolo sociale che riveste.
Molto interessante e allo stesso tempo di grande forza attrattiva è lo spazio dedicato all’arte con opere di artisti rumeni di fama internazionale come Doina Botez, Luminita Taranu, Cristina lefter e l’iconografa Maria Galie. Prevalentemente grandi quadri che insieme agli spazi prospettici dei vari piani e livelli del WEGIL, nome nuovo per una nuova gestione dato all’Ex GIL dalla regione a guida Nicola Zingaretti, offrono al visitatore un grande e piacevole impatto visuale.
In notevole evidenza le opere di Doina Botez (INTRECCI) con i suoi particolari personaggi ritratti in atmosfere oniriche, scenari dai colori drammatici di forte pregnanza cromatica di cui primeggia un trittico di grandi dimensioni nello spazio a lei dedicato.
Ricordiamo che Doina Botez nel 2009, per la mostra personale „Nosce te ipsum”, nella Sala delle Colonne di Castel Sant’Angelo in Roma, ha ricevuto il patrocinio della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e anche quello del Polo Museale della Città di Roma. Nel 2013 Skira Editore pubblica l’album monografico “Doina Botez, Il corpo dell’immagine, opere 1989 -2013” a cura di Flaminio Gualdoni.
1200 mq di spazio espositivo da non perdere per chi ancora non ci fosse ancora stato, dove si ha la possibilità di vedere e valutare la Romania in tanti molteplici aspetti che vanno dalla letteratura alla cinematografia, dallo spettacolo ai costumi, dalla musica all’arte.
Centenario della nascita della Romania (1918-20)
WE GIL (Largo Ascianghi, 5), Roma
11 – 18 settembre 2018
- Pubblicato Venerdì, 14 Settembre 2018 19:40
-
- Giovanni Lauricella
- Sursa
http://agenziaradicale.com/index.php/cultura-e-spettacoli/eventi/5497-cento-anni-la-romania-si-racconta-al-we-gil-di-roma
VERNISAJUL EXPOZITIEI „ALCHIMII AFECTIVE”
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VERNISAJUL EXPOZITIEI „ALCHIMII AFECTIVE” A PICTORIŢEI DOINA BOTEZ, GALERIA ROMANĂ, 20 NOIEMBRIE 2014, BUCURESTI.
Eveniment prezentat de criticul literar Dan C.Mihăilescu. Expoziţia poate fi vizitată până pe 24 decembrie de luni până vineri, de la 10.00 la 18.00, şi sâmbăta de la 10.00 la 14.00 Doina Botez, artist plastic cu o bogată activitate profesională şi multe participări la expoziții personale și de grup internaționale. Expoziţia „Alchimii afective” readuce în prim-planul vieţii culturale româneşti o artistă care deşi a ales să creeze şi să locuiască în Italia acum 25 de ani nu s-a îndepărtat de pământul de la care îşi primeşte seva. Dimpotrivă. Universul plin de culoare al pictoriţei Doina Botez vă este oferit într-un album elegant şi consistent, iar peste 60 lucrări, atât uleiuri, cât și grafică, vă așteaptă în Galeria Romană să le admiraţi şi evident să le achiziţionaţi.
Despre arta Doinei Botez, criticul şi istoricul literar Dan C. Mihăilescu spune „Iată-mă captivul acestei senzualităţi debordante, temperament sangvin cu tuşe coleric-baroce şi apetit narcisiac, cu pânze flamboaiante, de-o carnalitate triumfător acaparantă, închipuind adeseori un soi de care alegorice ale sfintei nebunii ritualice din străvechile bachanalii. Pânze dionisiace, cu palpitaţii vulcanice, forfotind de patimi onctuos depliate, cu virilităţi dominatoare, metamorfoze aiuritoare, cruzimi halucinate şi gesturi abrupte, de un erotism nesăţios şi graţios în egală măsură, totul explodând un cromatism invaziv, verde, vineţiu şi roşu, deopotrivă teluric, acvatic şi ignic”. Doina Botez mărturiseşte că astăzi Italia şi România nu se deosebesc prea tare, dimpotrivă. „Am fost foarte impresionată să văd că aici s-au mişcat între timp nu ştiu câte curente şi s-a experimentat foarte mult. Îmi place. E o efervescenţă culturală care se simte şi îmi place să o văd. E cu totul altceva decât atunci când am plecat. Nu aş putea să trăiesc fără cultură. Fără să citesc o carte, fără să văd o imagine. E şi deformaţia structurii mele umaniste, să zicem. Cred că omul devine mai bun, mai înţelegător, pricepe mai mult, fiecare imagine e o fereastră. Orice lume în plus cunoşti, de fapt, capeţi o experienţă care te face să înţelegi mai bine totul”.
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